Ho passato un natale diverso. Poche persone, quelle care, e pasti giusti, ricercati ma giusti. Ho rifiutato inviti a pomeriggi a base di terni, frutta secca e doppie coppie vestite.
Ho passato un capodanno diverso. Pochissime persone, a casa, niente concerti in piazza, niente botti, buon vino e pietanze calibrate.
Ho passato una epifania diversa. Buona musica, una tisana e frutta. Solo.
Il prossimo TV-Chef che mi propone una ricetta con gli avanzi di panettone rischia grosso… molto…
...e stasera mi preparo una
Vellutata di ravanelli
Ingredienti
(per due persone)
un bel mazzo di ravanelli con le foglie
una patata piccola/media
uno scalogno
senape in grani (gialla o nera)
olio extravergine
sale
Preparazione
Separate le foglie dai ravanelli e lavate tutto con cura.
Pelate la patata e fatela a pezzi non troppo grossi.
Affettate grossolanamente le foglie di ravanello, almeno metà dei ravanelli, lo scalogno e metteteli insieme alla patata in una pentola. Aggiungere un cucchiaino di senape in grani, coprite con acqua, regolate il sale e lasciate bollire per circa 15 minuti.
Frullate tutto con un mixer in modo da rendere omogeneo il composto.
Se il risultato non è abbastanza cremoso proseguite per qualche minuto la cottura.
Servitela calda, guarnendo con i ravanelli crudi che avete conservato e dell'olio extravergine a crudo.
Nota
Le dosi sono variabili in base alle dimensioni del mazzo verde, che è la cosa più importante, e che dalle nostre parti spesso si butta. Più patata rende tutto più cremoso, ma troppa diventa dominante di sapore. Se non avete la senape in grani (non quella dei vasetti!) potete aggiungere un po' di pepe alla fine.
lunedì 12 gennaio 2015
Anno Nuovo
Etichette:
menodidieci euro,
menodidieci ingredienti,
no carne,
salato
martedì 22 gennaio 2013
The Wall
Cammino lento, stamattina, non lo faccio abitualmente, ma oggi non ho impegni particolari e mi godo il tiepido delle prime ore ancora non affollate di voci e rumori.
Non seguo una strada precisa, lascio che sia il caso a guidarmi. Mi fido di lui. Ho imparato a fidarmi nel tempo, lascio che sia lui a scegliere per me, a portarmi là dove avrei voluto inconsciamente andare. E a lasciarlo fare mi è andata sempre bene.
Come quella volta che...
Cammino lento, stamattina. Arrivo davanti ad una edicola. Mai vista prima d'ora. Passo, vado oltre. Mi fermo. Torno indietro. Entro.
Qualche cosa mi ha fatto tornare indietro, non so ancora bene cosa sia, ma sono tornato sui miei passi.
Saluto e chiedo un quotidiano, uno a caso, non è quello che mi interessa. Mi guardo intorno, se sono tornato indietro ci sarà un motivo. Vedo quotidiani, a destra riviste di moda, arredamento, giardino, riviste per giovani, fumetti, graphic novel. Ma quante cose ...a sinistra manuali di cucito, cucina, falegnameria, bricolage, corsi con nomi impegnativi, food design, biedermeier, health care, diving.
Continuo a non capire perché mi abbia fatto fermare.
Continuo a perdere tempo, scambio due chiacchiere con il giornalaio e mi domando quanto sia strana l'edicola. I quotidiani sono sono una piccola parte di quello che ci si trova oggi. Sembra il bignami del sapere, pochi metri quadrati e tutto il sapere del mondo concentrato, storia, geografia, arte, cultura, tempo libero, per non parlare dell'oggettistica varia e folcloristica.
Mi riguardo intorno e alla fine vedo. Davanti a me, tra me e l'edicolante, vedo un muro di libri. Non sono come al solito in edicola, esposti con la copertina in vista, ad attirare, a suggerire, a stimolare... questa volta sono impilati come quando si trasloca, poggiati sulla quarta, uno sopra all'altro. A parte il primo, sopra ogni pila, vedo solo un bordo, una costa di fogli, ingialliti, più scendo e più diventano marrone scuro, carta ingiallita dalla luce e dall'età. Non vedo la costa, non vedo la copertina, vedo solo un muro, una parete di libri, di carta, di oblio, messa tra me e l'edicolante. Una parete di difesa? Una parete di separazione, come a dire 'tra me e voi c'è un muro'? Una parete di pigrizia, 'ho iniziato ad appoggiarli lì e alla fine hanno messo radici'?
Guardo l'edicolante ma ottengo uno sguardo piatto, senza espressioni, senza appello. Ma capisco che il caso mi ha fatto tornare per quel muro. Allora mi disinteresso dell'uomo, che mi rende il favore ignorandomi come se me ne fossi andato, e inizio a muovere quei mattoni come se stessi aprendo una camera segreta chiusa da secoli. Muovo, spolvero, guardo, leggo, sfoglio, risveglio titoli e autori persi, lavori leggeri, romanzi senza futuro, poi alla fine, quando ho ormai trasformato il muro in una rovina di carta, prendo tra le mani un testo che credevo perduto, introvabile, un trattato di semiologia della metà del novecento, non antico, ma stampato in pochi esemplari e rapidamente dimenticato. Un saggio che per anni avevo cercato di leggere e possedere senza successo, fino a questa mattina!
Ho ricostruito il muro come potevo, certe cose nascono con il tempo non con l'applicazione della tecnica o del calcolo, ho sorriso al mistico edicolante mentre pagavo la mia scoperta e ho ripreso a camminare con la felicità di un bambino e una parola di ringraziamento per il caso, che questa mattina ha guidato ha convinto i miei pensieri a fermare i miei passi.
...stasera, mentre camminerò per casa leggendo il libro, preparerò una
Zuppa d'orzo
Ingredienti
per due persone
due-tre cucchiai di orzo perlato (cottura in circa 30')
due carciofi
due funghi champignon medi
una zucchina
uno scalogno
50-80 g di stracchino o gorgonzola
olio extravergine
sale
Preparazione
Lavate l'orzo e tostatelo in una pentola con olio d'oliva. Aggiungete mezzo litro d'acqua già calda e lasciate sobbollire per 15 minuti.
Nel frattempo pulite la verdura e tagliate tutto a fette: sottili per i carciofi, medie per zucchine e funghi.
Al termine della prima bollitura dell'orzo aggiungete le verdure, coprite con acqua calda, regolate di sale e lasciate cuocere per altri 20 minuti almeno e comunque fino a cottura dell'orzo, aggiungendo eventualmente altra acqua.
Terminata la cottura lasciate riposare qualche minuto, aggiungete il formaggio, mantecate il tutto e servite.
Nota
Il gorgonzola conferisce una maggiore decisione al sapore finale. Con lo stracchino avrete un risultato meno invasivo lasciando più posto al sapore delle verdure. Come tutte le zuppe, se lasciata riposare qualche ora (senza formaggio), diventa più buona.
Non seguo una strada precisa, lascio che sia il caso a guidarmi. Mi fido di lui. Ho imparato a fidarmi nel tempo, lascio che sia lui a scegliere per me, a portarmi là dove avrei voluto inconsciamente andare. E a lasciarlo fare mi è andata sempre bene.
Come quella volta che...
Cammino lento, stamattina. Arrivo davanti ad una edicola. Mai vista prima d'ora. Passo, vado oltre. Mi fermo. Torno indietro. Entro.
Qualche cosa mi ha fatto tornare indietro, non so ancora bene cosa sia, ma sono tornato sui miei passi.
Saluto e chiedo un quotidiano, uno a caso, non è quello che mi interessa. Mi guardo intorno, se sono tornato indietro ci sarà un motivo. Vedo quotidiani, a destra riviste di moda, arredamento, giardino, riviste per giovani, fumetti, graphic novel. Ma quante cose ...a sinistra manuali di cucito, cucina, falegnameria, bricolage, corsi con nomi impegnativi, food design, biedermeier, health care, diving.
Continuo a non capire perché mi abbia fatto fermare.
Continuo a perdere tempo, scambio due chiacchiere con il giornalaio e mi domando quanto sia strana l'edicola. I quotidiani sono sono una piccola parte di quello che ci si trova oggi. Sembra il bignami del sapere, pochi metri quadrati e tutto il sapere del mondo concentrato, storia, geografia, arte, cultura, tempo libero, per non parlare dell'oggettistica varia e folcloristica.
Mi riguardo intorno e alla fine vedo. Davanti a me, tra me e l'edicolante, vedo un muro di libri. Non sono come al solito in edicola, esposti con la copertina in vista, ad attirare, a suggerire, a stimolare... questa volta sono impilati come quando si trasloca, poggiati sulla quarta, uno sopra all'altro. A parte il primo, sopra ogni pila, vedo solo un bordo, una costa di fogli, ingialliti, più scendo e più diventano marrone scuro, carta ingiallita dalla luce e dall'età. Non vedo la costa, non vedo la copertina, vedo solo un muro, una parete di libri, di carta, di oblio, messa tra me e l'edicolante. Una parete di difesa? Una parete di separazione, come a dire 'tra me e voi c'è un muro'? Una parete di pigrizia, 'ho iniziato ad appoggiarli lì e alla fine hanno messo radici'?
Guardo l'edicolante ma ottengo uno sguardo piatto, senza espressioni, senza appello. Ma capisco che il caso mi ha fatto tornare per quel muro. Allora mi disinteresso dell'uomo, che mi rende il favore ignorandomi come se me ne fossi andato, e inizio a muovere quei mattoni come se stessi aprendo una camera segreta chiusa da secoli. Muovo, spolvero, guardo, leggo, sfoglio, risveglio titoli e autori persi, lavori leggeri, romanzi senza futuro, poi alla fine, quando ho ormai trasformato il muro in una rovina di carta, prendo tra le mani un testo che credevo perduto, introvabile, un trattato di semiologia della metà del novecento, non antico, ma stampato in pochi esemplari e rapidamente dimenticato. Un saggio che per anni avevo cercato di leggere e possedere senza successo, fino a questa mattina!
Ho ricostruito il muro come potevo, certe cose nascono con il tempo non con l'applicazione della tecnica o del calcolo, ho sorriso al mistico edicolante mentre pagavo la mia scoperta e ho ripreso a camminare con la felicità di un bambino e una parola di ringraziamento per il caso, che questa mattina ha guidato ha convinto i miei pensieri a fermare i miei passi.
Ingredienti
per due persone
due-tre cucchiai di orzo perlato (cottura in circa 30')
due carciofi
due funghi champignon medi
una zucchina
uno scalogno
50-80 g di stracchino o gorgonzola
olio extravergine
sale
Preparazione
Lavate l'orzo e tostatelo in una pentola con olio d'oliva. Aggiungete mezzo litro d'acqua già calda e lasciate sobbollire per 15 minuti.
Nel frattempo pulite la verdura e tagliate tutto a fette: sottili per i carciofi, medie per zucchine e funghi.
Al termine della prima bollitura dell'orzo aggiungete le verdure, coprite con acqua calda, regolate di sale e lasciate cuocere per altri 20 minuti almeno e comunque fino a cottura dell'orzo, aggiungendo eventualmente altra acqua.
Terminata la cottura lasciate riposare qualche minuto, aggiungete il formaggio, mantecate il tutto e servite.
Nota
Il gorgonzola conferisce una maggiore decisione al sapore finale. Con lo stracchino avrete un risultato meno invasivo lasciando più posto al sapore delle verdure. Come tutte le zuppe, se lasciata riposare qualche ora (senza formaggio), diventa più buona.
Etichette:
menodidieci euro,
menodidieci ingredienti,
no carne,
salato
domenica 20 gennaio 2013
Che tu sia per me il coltello
Che un oggetto possa parlare è cosa nota. Racconta momenti, richiama ricordi, evoca sogni.
Ma l'altro giorno mi sono imbattuto in un gruppo di oggetti famigliari, per chi si aggira da queste parti: erano pentolini, padelle, fruste, cucchiai di legno, tagliauovasode, pentolone, coperchi, bollitori, imbuti, insomma un vero campionario di attrezzi da cucina! Ognuno di loro aveva una storia da raccontare e mi hanno circondato e sommerso con la loro memoria, sovrapposta e sussurrata: chi veniva da un bel servizio inox ormai datato, chi da un mercatino di paese, chi riemerso dalla sabbia levigato dal tempo, chi sottratto da un cassetto di una zia. Tutti fieri del loro ruolo e carichi di bocconi di ricette a cui avevano fieramente contribuito.
La cosa strana è che ad un certo punto la voce sussurrata dei ricordi ha iniziato a lasciare il posto a una musica, suoni armoniosi, risonanze cristalline, oscillazioni mistiche, vibrare simpatico e la loro voce è diventata una melodia di nuovi racconti, ricordi di zie, bollori di stufe e ninne nanne di giovani padri.
Ho conosciuto arnesi da cucina che raccontavano storie in musica. E ho conosciuto un pifferaio che al suono di un clarino li allineava e girava per i paesi a raccontar storie in musica da cucina...magie di una sera magica tra i vicoli di un paese fatato.
Grazie Fabio!
(per i più curiosi consigliamo una visita a http://www.musicadacucina.it/)
Metto il CD, tutti gli strumenti della cucina sono rapiti ad ascoltare il concerto dei loro consimili... rubo un coltello dal gruppo e non posso fare altro che sistemare un aperitivo semplice: gli ospiti stanno per arrivare!
Prosecco di Valdobbiadene (scegliete quello che preferite, ce ne sono di ottimi), pane fatto in casa e casolet della Val di Rabbi, fatto in quota con il latte delle mucche del signor Giuseppe a cui va tutta la mia riconoscenza!
...e Buon 2013 a tutti!
Ma l'altro giorno mi sono imbattuto in un gruppo di oggetti famigliari, per chi si aggira da queste parti: erano pentolini, padelle, fruste, cucchiai di legno, tagliauovasode, pentolone, coperchi, bollitori, imbuti, insomma un vero campionario di attrezzi da cucina! Ognuno di loro aveva una storia da raccontare e mi hanno circondato e sommerso con la loro memoria, sovrapposta e sussurrata: chi veniva da un bel servizio inox ormai datato, chi da un mercatino di paese, chi riemerso dalla sabbia levigato dal tempo, chi sottratto da un cassetto di una zia. Tutti fieri del loro ruolo e carichi di bocconi di ricette a cui avevano fieramente contribuito.
La cosa strana è che ad un certo punto la voce sussurrata dei ricordi ha iniziato a lasciare il posto a una musica, suoni armoniosi, risonanze cristalline, oscillazioni mistiche, vibrare simpatico e la loro voce è diventata una melodia di nuovi racconti, ricordi di zie, bollori di stufe e ninne nanne di giovani padri.
Ho conosciuto arnesi da cucina che raccontavano storie in musica. E ho conosciuto un pifferaio che al suono di un clarino li allineava e girava per i paesi a raccontar storie in musica da cucina...magie di una sera magica tra i vicoli di un paese fatato.
Grazie Fabio!
(per i più curiosi consigliamo una visita a http://www.musicadacucina.it/)
Metto il CD, tutti gli strumenti della cucina sono rapiti ad ascoltare il concerto dei loro consimili... rubo un coltello dal gruppo e non posso fare altro che sistemare un aperitivo semplice: gli ospiti stanno per arrivare!
Prosecco di Valdobbiadene (scegliete quello che preferite, ce ne sono di ottimi), pane fatto in casa e casolet della Val di Rabbi, fatto in quota con il latte delle mucche del signor Giuseppe a cui va tutta la mia riconoscenza!
...e Buon 2013 a tutti!
Etichette:
menodidieci ingredienti,
menodidieci minuti,
no carne,
salato
lunedì 18 giugno 2012
Insolita presenza
Alzo gli occhi e lo vedo. In un angolo,
ma c'è. All'inizio pensavo fosse un caso: capita di trovarne,
ovunque. Spesso ci sono e non si vedono, ma alcuni indizi ne
rivelano la presenza. Pensavo fosse un caso, dicevo. Come una
coccinella che volando di qua e di là si ferma un attimo a riposare
sulla tua maglietta colorata.
Lui era lì, con le sue otto zampette lunghe, in un angolo, in basso a destra. Fermo per lunghi minuti, poi un rapido spostamento, poi ancora fermo.
Vivo in una grande città, ho uno scooter per spostarmi, per muovermi velocemente, per sfuggire al traffico.
L'altro giorno metto in moto, alzo gli occhi e lui è là. Fermo. In un angolo del parabrezza.
Lui era lì, con le sue otto zampette lunghe, in un angolo, in basso a destra. Fermo per lunghi minuti, poi un rapido spostamento, poi ancora fermo.
Vivo in una grande città, ho uno scooter per spostarmi, per muovermi velocemente, per sfuggire al traffico.
L'altro giorno metto in moto, alzo gli occhi e lui è là. Fermo. In un angolo del parabrezza.
'Adesso parto e vedrai che scappa', ho pensato.
Invece
no. Lui, fermo, si è goduto tutto il tragitto per l'ufficio.
La sera
ho ripreso lo scooter. Pensavo se ne fosse andato, invece appena ho
messo in moto è uscito, si è messo in una posizione comoda e si è
goduto vento e spettacolo per tutto il percorso.
E così anche il giorno dopo.
E così anche il giorno dopo.
E quello successivo.
Ormai è una settimana che vive dietro al mio parabrezza. Abbiamo fatto amicizia, aspetto che si sistemi prima di partire.
Qualcuno di voi conosce una vecchia trattoria da queste parti? Una di quelle rimaste ferme a tanto tempo fa, un po' dimesse, poco curate, con pochi piatti, poco pulite... Ormai siamo amici, vorrei uscirci una sera a cena, portarlo a spasso per la città e poi fermarmi a mangiare un boccone in una vecchia trattoria, sapete?, di quelle che nella minestra ti fanno sempre trovare una mosca.
Ormai è una settimana che vive dietro al mio parabrezza. Abbiamo fatto amicizia, aspetto che si sistemi prima di partire.
Qualcuno di voi conosce una vecchia trattoria da queste parti? Una di quelle rimaste ferme a tanto tempo fa, un po' dimesse, poco curate, con pochi piatti, poco pulite... Ormai siamo amici, vorrei uscirci una sera a cena, portarlo a spasso per la città e poi fermarmi a mangiare un boccone in una vecchia trattoria, sapete?, di quelle che nella minestra ti fanno sempre trovare una mosca.
Tonnarelli al caffè
200 g di tonnarelli freschi
200 g di ricotta di pecora
100 g di prosciutto cotto
caffè
cardamomo in polvere
sale
olio extravergine di oliva
Preparazione
In un tegame rosolate a fuoco basso il prosciutto a dadini con pochissimo olio per pochi minuti.
Nel frattempo, lavorate in una zuppiera la ricotta con una punta di cardamomo e due cucchiai di caffè, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua calda fino a raggiungere una consistenza cremosa
Lessate i tonnarelli al dente, scolateli e metteteli nella zuppiera, aggiungendo eventualmente altra acqua di cottura.
Impiattate e spolverizzate con un po' di caffè in polvere.
lunedì 11 giugno 2012
Body & Soul
- Adesso basta. Ho fame! - La voce risuonò forte e l'uomo rimase scosso da tanta energia.
- Non se ne parla proprio, adesso, di mangiare. Sai bene come stanno le cose. - Provò a dire, ma il tono tradiva l'indecisione di fondo.
- Cosa credi, che non sia capace di alzarmi per andare a prendere quella tavoletta di cioccolata? Tanto so dove l'hai nascosta. Anzi, prima passo in dispensa per un paio di fette di pane: io adoro pane e cioccolata.
- Per favore, smettila. Nelle tue condizioni la cioccolata ti farebbe male. Per non parlare dei carboidrati. Ma ti sei visto? Sei grasso. Non sovrappeso. Grasso. E cominci ad avere una certa età e il grasso in eccesso aumenta anche i rischi di...
- E basta con 'sti rischi... ma sai che significa aver finito le scorte di zuccheri? Una fatica usare i grassi: lenti ad agire, roba di scorta. Vuoi mettere gli zuccheri? Ti servono e... zac! Li bruci subito.
- Ma il dottore...
- Basta! Basta anche con queste storie del dottore. Ma insomma, chi comanda tra te e me, veramente? Credi di essere tu a governare tutto: pensi, decidi, agisci, controlli... Ma se non ci fossi io non saresti nulla, assolutamente nulla. Un vegetale. Staresti fermo tutto il giorno a pensare, a ripensare, a dare inutili ordini. Non ti muoveresti di un millimetro e se non fosse per me vivresti ben poco... E poi, chissà che vita sarebbe.
- Adesso non esagerare.
- Chi esagera? Pensaci un attimo: sono io che agisco, che faccio quello che voglio o, almeno, quello che riesco a fare. Tu mi servi, verifichi, coordini, poi però ti perdi in quegli inutili pensieri, astratti, impossibili. E vogliamo parlare della memoria? Sprechi il tuo tempo a ricordare luoghi, immagini, persone, suoni, voci: utile? Mah...
- Ne ho abbastanza: falla finita!
- Falla finita tu. Ho assoluto bisogno di pane e cioccolata. E tu non puoi fare nulla per fermarmi.
Il corpo dell'uomo si alzò, prese il pane, la cioccolata e si abbandonò al piacere delle sensazioni tattili, olfattive e gustative, mentre la sua mente si dibatteva tra il senso di rimorso, la colpa, la sconfitta.
Un corpo ha una sua coscienza, separata da quella della mente; una sua voce, che solo la mente sente ed è un costante negoziare, combattere, blandire, decidere. Vittoria e sconfitta si fondono in ogni individuo e si nascondono alla vista degli altri.
E allora buona discussione tra voi e voi, buona negoziazione e, soprattutto, buon appetito: noi vi tentiamo con lo
- Non se ne parla proprio, adesso, di mangiare. Sai bene come stanno le cose. - Provò a dire, ma il tono tradiva l'indecisione di fondo.
- Cosa credi, che non sia capace di alzarmi per andare a prendere quella tavoletta di cioccolata? Tanto so dove l'hai nascosta. Anzi, prima passo in dispensa per un paio di fette di pane: io adoro pane e cioccolata.
- Per favore, smettila. Nelle tue condizioni la cioccolata ti farebbe male. Per non parlare dei carboidrati. Ma ti sei visto? Sei grasso. Non sovrappeso. Grasso. E cominci ad avere una certa età e il grasso in eccesso aumenta anche i rischi di...
- E basta con 'sti rischi... ma sai che significa aver finito le scorte di zuccheri? Una fatica usare i grassi: lenti ad agire, roba di scorta. Vuoi mettere gli zuccheri? Ti servono e... zac! Li bruci subito.
- Ma il dottore...
- Basta! Basta anche con queste storie del dottore. Ma insomma, chi comanda tra te e me, veramente? Credi di essere tu a governare tutto: pensi, decidi, agisci, controlli... Ma se non ci fossi io non saresti nulla, assolutamente nulla. Un vegetale. Staresti fermo tutto il giorno a pensare, a ripensare, a dare inutili ordini. Non ti muoveresti di un millimetro e se non fosse per me vivresti ben poco... E poi, chissà che vita sarebbe.
- Adesso non esagerare.
- Chi esagera? Pensaci un attimo: sono io che agisco, che faccio quello che voglio o, almeno, quello che riesco a fare. Tu mi servi, verifichi, coordini, poi però ti perdi in quegli inutili pensieri, astratti, impossibili. E vogliamo parlare della memoria? Sprechi il tuo tempo a ricordare luoghi, immagini, persone, suoni, voci: utile? Mah...
- Ne ho abbastanza: falla finita!
- Falla finita tu. Ho assoluto bisogno di pane e cioccolata. E tu non puoi fare nulla per fermarmi.
Il corpo dell'uomo si alzò, prese il pane, la cioccolata e si abbandonò al piacere delle sensazioni tattili, olfattive e gustative, mentre la sua mente si dibatteva tra il senso di rimorso, la colpa, la sconfitta.
Un corpo ha una sua coscienza, separata da quella della mente; una sua voce, che solo la mente sente ed è un costante negoziare, combattere, blandire, decidere. Vittoria e sconfitta si fondono in ogni individuo e si nascondono alla vista degli altri.
E allora buona discussione tra voi e voi, buona negoziazione e, soprattutto, buon appetito: noi vi tentiamo con lo
Strudel di ciliegie
Ingredienti
per la sfoglia:
300 g. farina
50 g. burro
un uovo
un cucchiaio di zucchero
mezzo bicchierino di grappa
pangrattato
acqua q.b.
per il ripieno:
1 kg. di ciliegie
150 g. di zucchero
due cucchiaini di fecola di patate
acqua q.b.
Preparazione
Mescolate la farina, lo zucchero, l'uovo, il burro lasciato ammorbidire e la grappa, aggiungendo acqua tiepida quanto basta a rendere l'impasto morbido e lavorabile. Formate una palla e fatela riposare in un luogo caldo per almeno 30 minuti (potete anche lasciarla su un tagliere, coprendola con una pentola a fondo spesso precedentemente scaldata).
Per il ripieno, lavate e denocciolate le ciliegie e mettetele in una padella con lo zucchero. Fatele cuocere per circa 10 minuti o comunque fino a quando il liquido che si forma si sia asciugato. Lasciate raffreddare.
Per il ripieno, lavate e denocciolate le ciliegie e mettetele in una padella con lo zucchero. Fatele cuocere per circa 10 minuti o comunque fino a quando il liquido che si forma si sia asciugato. Lasciate raffreddare.
Stendete l'impasto formando una sfoglia sottile rettangolare, spolveratene la metà di pangrattato, copritela con la composta di ciliegie e arrotolatela, avendo cura di sigillare bene le estremità per evitare la fuoriuscita dell'impasto durante la cottura. Spennellate la superficie con del burro fuso o con il tuorlo di un uovo battuto.
Scaldate il forno a 200 gradi, infornate e lasciate cuocere per circa 25-30 minuti.
Servite lo strudel tiepido, spolverizzato di zucchero a velo, eventualmente accompagnato da panna montata, crema chantilly o gelato alla vaniglia: dipende da chi ha vinto l'ultimo round.
Etichette:
dolce,
menodidieci anni,
menodidieci euro,
menodidieci ingredienti
mercoledì 30 maggio 2012
Serena. Tre di tre
(continua)
Mario pensa a Michela, a come la loro vita si sia spenta, abbia perso stimoli, si sia infilata su due binari e proceda con poche regole ormai da tempo, fatta di lunghi momenti di silenzio e di indipendenza sotto lo stesso tetto. Mario pensa a Serena, a come la loro vita sia accesa, stimolante, fatta di brevi ma intensi scambi di sguardi, a come la sua immaginazione sia la realtà di una vita che in quei brevi momenti è più reale di tutto quello che lo circonda.
Mario ripensa alla sera, a cena, a Serena di fronte a lui. Pensa a dopo, a una casa, a una stanza, a luci soffuse, a carezze leggere. Adesso è di nuovo a tavola, Serena di fronte a lui, Michela al suo fianco. Mangiano, bevono, ridono, scambiano sguardi complici.
Frena, semaforo rosso. Semaforo verde, riparte, svolta a sinistra.
Luce soffusa, ancora vino, la voce di Serena, il corpo di Michela, silenzi, carezze e i loro tre corpi che si spogliano e si mescolano, si cercano, si baciano, si toccano, si fondono.
Accosta, frena, apre le porte. Dieci minuti e riparte.
Il tempo scorre veloce, Mario guida come un automa e pensa alla serata, poi decide, telefona, organizza.
È tardi, l'ultima corsa sembra interminabile, Mario è impaziente, il sole ha ormai ceduto lo spazio alla sera, la sera del suo anniversario.
Il taxi ferma la sua corsa e Mario si affretta a pagare. Il ristorante è proprio come lo aveva visto in televisione, altro che Checco sotto casa. Entra, il cameriere lo accompagna al loro tavolo, si siedono e lui alza gli occhi e guarda davanti a sé: gli occhi di lei lo fissano, lo sguardo lo attraversa completamente e Mario sente un brivido nella schiena, un brivido che non sentiva da molto tempo, anni.
Ricambia lo sguardo con intensità: forse erano anni che non guardava Michela con tanta energia e la trova ancora bellissima.
Che serata, il tempo sembra fermo. I binari sono lontanissimi.
Mario ripensa alla sera, a cena, a Serena di fronte a lui. Pensa a dopo, a una casa, a una stanza, a luci soffuse, a carezze leggere. Adesso è di nuovo a tavola, Serena di fronte a lui, Michela al suo fianco. Mangiano, bevono, ridono, scambiano sguardi complici.
Frena, semaforo rosso. Semaforo verde, riparte, svolta a sinistra.
Luce soffusa, ancora vino, la voce di Serena, il corpo di Michela, silenzi, carezze e i loro tre corpi che si spogliano e si mescolano, si cercano, si baciano, si toccano, si fondono.
Accosta, frena, apre le porte. Dieci minuti e riparte.
Il tempo scorre veloce, Mario guida come un automa e pensa alla serata, poi decide, telefona, organizza.
È tardi, l'ultima corsa sembra interminabile, Mario è impaziente, il sole ha ormai ceduto lo spazio alla sera, la sera del suo anniversario.
Il taxi ferma la sua corsa e Mario si affretta a pagare. Il ristorante è proprio come lo aveva visto in televisione, altro che Checco sotto casa. Entra, il cameriere lo accompagna al loro tavolo, si siedono e lui alza gli occhi e guarda davanti a sé: gli occhi di lei lo fissano, lo sguardo lo attraversa completamente e Mario sente un brivido nella schiena, un brivido che non sentiva da molto tempo, anni.
Ricambia lo sguardo con intensità: forse erano anni che non guardava Michela con tanta energia e la trova ancora bellissima.
Che serata, il tempo sembra fermo. I binari sono lontanissimi.
Frittadolce
Ingredienti
a persona
un uovo
burro
zucchero semolato
succo di limone
Preparazione
Sbattete l'uovo in una ciotola e versatelo in una piccola padella calda in cui avrete fatto sciogliere una noce di burro.
Fate cuocere la frittata sui due lati fino a doratura, impiattatela e cospargetela ancora calda di zucchero e succo di limone.
Nota
Questa è la terza di tre variazioni sul tema delle frittate veloci. L'abbinamento uovo/limone sembra azzardato ma convince al primo assaggio.
giovedì 24 maggio 2012
Serena. Due di tre
(continua)
Passa
un minuto e nulla è rimasto nella testa di Mario, mette la freccia e
segue il suo percorso come se ci fossero dei binari a terra a
guidarlo. Poco dopo arriva, accosta e apre le porte e i passeggeri
scendono. Facce comuni, sempre le stesse: chi saluta, chi scende
assorto nel suo mondo di cuffiette, chi lo ignora volutamente.
'Mamma
mia, oggi Serena è proprio uno schianto', pensa Mario, 'quella
gonna... e quelle gambe'. Lei passa, si volta sfoggiando un sorriso
solare e uno sguardo magnetico e saluta: 'Buona giornata,
Mario'.
'Buona giornata a te, Serena'.
Ecco, stasera a cena se
ne andrebbe volentieri con Serena, così, direttamente con il
pullman. La farebbe salire con gli altri, l'ultima corsa, poi
conterebbe uno a uno quelli che scendono fino a rimanere solo con
lei. Lei, splendida, si fermerebbe sulla prima fila di sedili per
parlare con lui, mentre lui guida la sua carrozza moderna (adesso gli
sembra più una limousine), fino a quel ristorante che l'altro giorno
mostravano in televisione, un locale nuovo con un ambiente ricercato
e uno chef giovane già molto famoso.
Arriva, la fa scendere,
entrano, la fa sedere e ordinano, buon vino e buona cucina... e poi
chissà...
Mario alza gli occhi e l'automa dentro di lui accende
il motore, controlla le porte, controlla lo specchietto, mette la
freccia e si immette nel traffico.
Serena è scomparsa. Serena
rimane.
'Adesso in pausa pranzo chiamo e prenoto', pensa Mario
tornato a pensieri reali.
Ma cosa è reale e cosa è
immaginazione? È reale vivere una relazione monotona, senza
variazioni, senza acuti, prevedibile, segnata? Come una navetta che
va avanti e indietro a orari regolari, ha bisogno di una mente che la
guidi? Cosa aggiunge, dove sta la 'vita'? Bastano due binari e poche
regole, sempre la stessa strada e sempre la stessa vita.
(continua)
Frittata
di ricotta
Ingredienti
a persona
un uovo
100 gr. di ricotta di pecora
sale
olio
noce moscata
Preparazione
Sbattete l'uovo in
una ciotola con sale e noce moscata, aggiungete la ricotta a fettine
senza mescolare ulteriormente.
Scaldate un filo
d'olio in una piccola padella e versate delicatamente il composto.
Fate cuocere sui
due lati fino a doratura, voltando la frittata con delicatezza.
Nota
Questa è la
seconda di tre variazioni sul tema delle frittate veloci.
Iscriviti a:
Post (Atom)