lunedì 18 giugno 2012

Insolita presenza


Alzo gli occhi e lo vedo. In un angolo, ma c'è. All'inizio pensavo fosse un caso: capita di trovarne, ovunque. Spesso ci sono e non si vedono, ma alcuni indizi ne rivelano la presenza. Pensavo fosse un caso, dicevo. Come una coccinella che volando di qua e di là si ferma un attimo a riposare sulla tua maglietta colorata.
Lui era lì, con le sue otto zampette lunghe, in un angolo, in basso a destra. Fermo per lunghi minuti, poi un rapido spostamento, poi ancora fermo.

Vivo in una grande città, ho uno scooter per spostarmi, per muovermi velocemente, per sfuggire al traffico.
L'altro giorno metto in moto, alzo gli occhi e lui è là. Fermo. In un angolo del parabrezza. 
'Adesso parto e vedrai che scappa', ho pensato. 
Invece no. Lui, fermo, si è goduto tutto il tragitto per l'ufficio. 
La sera ho ripreso lo scooter. Pensavo se ne fosse andato, invece appena ho messo in moto è uscito, si è messo in una posizione comoda e si è goduto vento e spettacolo per tutto il percorso.
E così anche il giorno dopo.
E quello successivo.

Ormai è una settimana che vive dietro al mio parabrezza. Abbiamo fatto amicizia, aspetto che si sistemi prima di partire.

Qualcuno di voi conosce una vecchia trattoria da queste parti? Una di quelle rimaste ferme a tanto tempo fa, un po' dimesse, poco curate, con pochi piatti, poco pulite... Ormai siamo amici, vorrei uscirci una sera a cena, portarlo a spasso per la città e poi fermarmi a mangiare un boccone in una vecchia trattoria, sapete?, di quelle che nella minestra ti fanno sempre trovare una mosca.



Tonnarelli al caffè



Ingredienti
per due persone

200 g di tonnarelli freschi
200 g di ricotta di pecora
100 g di prosciutto cotto
caffè
cardamomo in polvere
sale
olio extravergine di oliva

Preparazione
Preparate un caffè e mettete a bollire l'acqua per la pasta.
In un tegame rosolate a fuoco basso il prosciutto a dadini con pochissimo olio per pochi minuti.
Nel frattempo, lavorate in una zuppiera la ricotta con una punta di cardamomo e due cucchiai di caffè, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua calda fino a raggiungere una consistenza cremosa
Lessate i tonnarelli al dente, scolateli e metteteli nella zuppiera, aggiungendo eventualmente altra acqua di cottura.
Impiattate e spolverizzate con un po' di caffè in polvere.

lunedì 11 giugno 2012

Body & Soul

- Adesso basta. Ho fame! - La voce risuonò forte e l'uomo rimase scosso da tanta energia.
- Non se ne parla proprio, adesso, di mangiare. Sai bene come stanno le cose. - Provò a dire, ma il tono tradiva l'indecisione di fondo.
- Cosa credi, che non sia capace di alzarmi per andare a prendere quella tavoletta di cioccolata? Tanto so dove l'hai nascosta. Anzi, prima passo in dispensa per un paio di fette di pane: io adoro pane e cioccolata.
- Per favore, smettila. Nelle tue condizioni la cioccolata ti farebbe male. Per non parlare dei carboidrati. Ma ti sei visto? Sei grasso. Non sovrappeso. Grasso. E cominci ad avere una certa età e il grasso in eccesso aumenta anche i rischi di...
- E basta con 'sti rischi... ma sai che significa aver finito le scorte di zuccheri? Una fatica usare i grassi: lenti ad agire, roba di scorta. Vuoi mettere gli zuccheri? Ti servono e... zac! Li bruci subito.
- Ma il dottore...
- Basta! Basta anche con queste storie del dottore. Ma insomma, chi comanda tra te e me, veramente? Credi di essere tu a governare tutto: pensi, decidi, agisci, controlli... Ma se non ci fossi io non saresti nulla, assolutamente nulla. Un vegetale. Staresti fermo tutto il giorno a pensare, a ripensare, a dare inutili ordini. Non ti muoveresti di un millimetro e se non fosse per me vivresti ben poco... E poi, chissà che vita sarebbe.
- Adesso non esagerare.
- Chi esagera? Pensaci un attimo: sono io che agisco, che faccio quello che voglio o, almeno, quello che riesco a fare. Tu mi servi, verifichi, coordini, poi però ti perdi in quegli inutili pensieri, astratti, impossibili. E vogliamo parlare della memoria? Sprechi il tuo tempo a ricordare luoghi, immagini, persone, suoni, voci: utile? Mah...
- Ne ho abbastanza: falla finita!
- Falla finita tu. Ho assoluto bisogno di pane e cioccolata. E tu non puoi fare nulla per fermarmi.

Il corpo dell'uomo si alzò, prese il pane, la cioccolata e si abbandonò al piacere delle sensazioni tattili, olfattive e gustative, mentre la sua mente si dibatteva tra il senso di rimorso, la colpa, la sconfitta.
Un corpo ha una sua coscienza, separata da quella della mente; una sua voce, che solo la mente sente ed è un costante negoziare, combattere, blandire, decidere. Vittoria e sconfitta si fondono in ogni individuo e si nascondono alla vista degli altri.
E allora buona discussione tra voi e voi, buona negoziazione e, soprattutto, buon appetito: noi vi tentiamo con lo




Strudel di ciliegie

Ingredienti

per la sfoglia:
300 g. farina
50 g. burro
un uovo
un cucchiaio di zucchero
mezzo bicchierino di grappa
pangrattato
acqua q.b.

per il ripieno:
1 kg. di ciliegie
150 g. di zucchero
due cucchiaini di fecola di patate
acqua q.b.

Preparazione

Mescolate la farina, lo zucchero, l'uovo, il burro lasciato ammorbidire e la grappa, aggiungendo acqua tiepida quanto basta a rendere l'impasto morbido e lavorabile. Formate una palla e fatela riposare in un luogo caldo per almeno 30 minuti (potete anche lasciarla su un tagliere, coprendola con una pentola a fondo spesso precedentemente scaldata).
Per il ripieno, lavate e denocciolate le ciliegie e mettetele in una padella con lo zucchero. Fatele cuocere per circa 10 minuti o comunque fino a quando il liquido che si forma si sia asciugato. Lasciate raffreddare.
Stendete l'impasto formando una sfoglia sottile rettangolare, spolveratene la metà di pangrattato, copritela con la composta di ciliegie e arrotolatela, avendo cura di sigillare bene le estremità per evitare la fuoriuscita dell'impasto durante la cottura. Spennellate la superficie con del burro fuso o con il tuorlo di un uovo battuto.
Scaldate il forno a 200 gradi, infornate e lasciate cuocere per circa 25-30 minuti.
Servite lo strudel tiepido, spolverizzato di zucchero a velo, eventualmente accompagnato da panna montata, crema chantilly o gelato alla vaniglia: dipende da chi ha vinto l'ultimo round.

mercoledì 30 maggio 2012

Serena. Tre di tre

(continua)
Mario pensa a Michela, a come la loro vita si sia spenta, abbia perso stimoli, si sia infilata su due binari e proceda con poche regole ormai da tempo, fatta di lunghi momenti di silenzio e di indipendenza sotto lo stesso tetto. Mario pensa a Serena, a come la loro vita sia accesa, stimolante, fatta di brevi ma intensi scambi di sguardi, a come la sua immaginazione sia la realtà di una vita che in quei brevi momenti è più reale di tutto quello che lo circonda.
Mario ripensa alla sera, a cena, a Serena di fronte a lui. Pensa a dopo, a una casa, a una stanza, a luci soffuse, a carezze leggere. Adesso è di nuovo a tavola, Serena di fronte a lui, Michela al suo fianco. Mangiano, bevono, ridono, scambiano sguardi complici.
Frena, semaforo rosso. Semaforo verde, riparte, svolta a sinistra.
Luce soffusa, ancora vino, la voce di Serena, il corpo di Michela, silenzi, carezze e i loro tre corpi che si spogliano e si mescolano, si cercano, si baciano, si toccano, si fondono.
Accosta, frena, apre le porte. Dieci minuti e riparte.
Il tempo scorre veloce, Mario guida come un automa e pensa alla serata, poi decide, telefona, organizza.
È tardi, l'ultima corsa sembra interminabile, Mario è impaziente, il sole ha ormai ceduto lo spazio alla sera, la sera del suo anniversario.
Il taxi ferma la sua corsa e Mario si affretta a pagare. Il ristorante è proprio come lo aveva visto in televisione, altro che Checco sotto casa. Entra, il cameriere lo accompagna al loro tavolo, si siedono e lui alza gli occhi e guarda davanti a sé: gli occhi di lei lo fissano, lo sguardo lo attraversa completamente e Mario sente un brivido nella schiena, un brivido che non sentiva da molto tempo, anni.
Ricambia lo sguardo con intensità: forse erano anni che non guardava Michela con tanta energia e la trova ancora bellissima.

Che serata, il tempo sembra fermo. I binari sono lontanissimi.



Frittadolce

Ingredienti
a persona

un uovo
burro
zucchero semolato
succo di limone

Preparazione
Sbattete l'uovo in una ciotola e versatelo in una piccola padella calda in cui avrete fatto sciogliere una noce di burro.
Fate cuocere la frittata sui due lati fino a doratura, impiattatela e cospargetela ancora calda di zucchero e succo di limone.

Nota
Questa è la terza di tre variazioni sul tema delle frittate veloci. L'abbinamento uovo/limone sembra azzardato ma convince al primo assaggio.

giovedì 24 maggio 2012

Serena. Due di tre


(continua)
Passa un minuto e nulla è rimasto nella testa di Mario, mette la freccia e segue il suo percorso come se ci fossero dei binari a terra a guidarlo. Poco dopo arriva, accosta e apre le porte e i passeggeri scendono. Facce comuni, sempre le stesse: chi saluta, chi scende assorto nel suo mondo di cuffiette, chi lo ignora volutamente.
'Mamma mia, oggi Serena è proprio uno schianto', pensa Mario, 'quella gonna... e quelle gambe'. Lei passa, si volta sfoggiando un sorriso solare e uno sguardo magnetico e saluta: 'Buona giornata, Mario'.
'Buona giornata a te, Serena'.
Ecco, stasera a cena se ne andrebbe volentieri con Serena, così, direttamente con il pullman. La farebbe salire con gli altri, l'ultima corsa, poi conterebbe uno a uno quelli che scendono fino a rimanere solo con lei. Lei, splendida, si fermerebbe sulla prima fila di sedili per parlare con lui, mentre lui guida la sua carrozza moderna (adesso gli sembra più una limousine), fino a quel ristorante che l'altro giorno mostravano in televisione, un locale nuovo con un ambiente ricercato e uno chef giovane già molto famoso.
Arriva, la fa scendere, entrano, la fa sedere e ordinano, buon vino e buona cucina... e poi chissà...
Mario alza gli occhi e l'automa dentro di lui accende il motore, controlla le porte, controlla lo specchietto, mette la freccia e si immette nel traffico.
Serena è scomparsa. Serena rimane.
'Adesso in pausa pranzo chiamo e prenoto', pensa Mario tornato a pensieri reali.
Ma cosa è reale e cosa è immaginazione? È reale vivere una relazione monotona, senza variazioni, senza acuti, prevedibile, segnata? Come una navetta che va avanti e indietro a orari regolari, ha bisogno di una mente che la guidi? Cosa aggiunge, dove sta la 'vita'? Bastano due binari e poche regole, sempre la stessa strada e sempre la stessa vita.
(continua)





Frittata di ricotta

Ingredienti
a persona

un uovo
100 gr. di ricotta di pecora
sale
olio
noce moscata

Preparazione
Sbattete l'uovo in una ciotola con sale e noce moscata, aggiungete la ricotta a fettine senza mescolare ulteriormente.
Scaldate un filo d'olio in una piccola padella e versate delicatamente il composto.
Fate cuocere sui due lati fino a doratura, voltando la frittata con delicatezza.

Nota
Questa è la seconda di tre variazioni sul tema delle frittate veloci.

domenica 20 maggio 2012

Serena. Uno di tre


L'uomo guarda l'orologio, solleva lo sguardo sullo specchietto retrovisore, chiude la porta, accende il motore e si muove lentamente nel traffico.
Segue la strada breve che lo separa dalla meta, dieci, quindici minuti, arriva, accosta e spegne.
Passano altri dieci minuti e ripete gli stessi gesti, solo la strada è percorsa a rovescio.
Otto ore così, avanti e indietro, una navetta. Come la spoletta di un telaio lento e immenso che tesse la sua trama avanti e indietro, senza fine, avanti e indietro.
Che disegno tesse? A cosa pensa? Quanto dura un suo pensiero? Come può superare l'alienazione del gesto ripetuto, automatico? A volte ascolta musica, a volte cerca ossessivamente di vedere i cambiamenti minimi di ogni giorno nel panorama.
'Oggi è l'anniversario di matrimonio', pensa, 'otto anni. Mamma mia...'.
Mario pensa a Michela, a quando si erano incontrati per caso a quel concerto rock. Lei stava con un'amica, che era anche amica di un suo amico e così si erano ritrovati tutti insieme sul prato a sentire musica, bere birra e farsi qualche spinello. Le era piaciuta da subito e la storia dei giorni, dei mesi e degli anni sembrava quella di tutti: si erano cercati, erano usciti insieme, poi fidanzati, poi matrimonio, rigorosamente in chiesa, infine due figli e una vita nel solco della tradizione.
Routine, monotonia, gesti abituali, tutto ridotto a consuetudine, atteso, dovuto, mai pensato.
'Stasera le faccio una sorpresa. Chiamo quella studentessa che è venuta l'altra volta a tenerci i ragazzi, prenoto da Checco, la 'nostra' trattoria, e passiamo una serata da soli'. Sai che sorpresa per Michela, non se l'aspetterà di certo: il giorno del suo anniversario fuori a cena da sola con il marito nella 'loro' trattoria sotto casa. Che botta di vita!
'Porca... ma come cavolo...'. Mario sbuffa mentre frena e si sposta di poco per evitare un'auto che gli ha tagliato la strada. Gesto automatico, sembra non pensato. L'imprecazione arriva solo dopo, molto dopo la sterzata, ma anche quella fa parte della reazione, una sorta di scarico di energia, un
kiai moderno, oltre che una ricerca di condivisione di giudizio con i passeggeri delle file davanti del pullman.
(continua)



Frittata di vitalba

Ingredienti
a persona

un uovo
un mazzetto di germogli di vitalba freschi
sale
olio
aglio
peperoncino

Preparazione
Pulite e sbollentate i germogli di vitalba, scolateli e ripassateli in una piccola padella con olio, sale, aglio (che eliminerete a cottura ultimata) e peperoncino. Sbattete l'uovo, versatelo nella stessa padella e preparate una frittata.

Nota
Questa è la prima di tre variazioni sul tema delle frittate veloci.
La vitalba è un arbusto rampicante che cresce spontaneo in primavera e si trova facilmente tra i cespugli durante le passeggiate fuori porta. Le sommità dei germogli sono commestibili e il loro sapore amarognolo si lega bene con asparagi selvatici nella preparazione di frittate e condimenti per pasta.

venerdì 4 maggio 2012

Alter Nos 356



Sono in piedi da oltre un'ora. Ho espletato le formalità di rito con la stretta di mano del Sindaco e la presenza d'ordinanza tra cariche e imbucati al buffet nel Municipio. Adesso mi confondo nella folla, sotto il sole. Scatto foto a figure senza tempo, belle, eleganti, misteriose, lente. Camminano, da sole o in gruppo, hanno colori diversi, ma tutte mescolano sacro e profano, croci, canti, icone, fiori, suoni, piedi nudi, gonne ampie, ricami, panciotti, veli, orecchini, bottoni, alamari, collane e ancora croci e canti. In loro vedo il segno dei secoli che si sono infiltrati sottilmente fino a confondersi e a nascondersi.
All'improvviso, sempre sotto il sole a picco, le figure smettono di sfilare, la strada si vuota e altre icone da sotto il portico si animano, scendono in strada portando ceste ricolme: in un attimo il cielo si copre di colori, coriandoli naturali, petali profumati di rosa che sommergono e tappezzano la strada.
E il sole continua a picchiare senza sosta.
La folla rumoreggia composta.
Arrivano i cavalieri, imponenti, solenni, eleganti, in frac, poi la confraternita storica, poi ancora cavalieri e cavalli, archibugi, sciabole, colori netti, bianco, nero, rosso, blu, giallo, poi moderni cavalieri, vigili, militari su moto lampeggianti, ecco i mazzieri su cavalli bianchi, infine il più importante di tutti: l'Alter Nos, figura unica che segna il legame tra sacralità e laicità, l'altra parte di un popolo che scioglie il nodo votivo di una promessa antica di secoli. Mi chiedo cosa faccia gli altri 364 giorni in cui non sfila a cavallo tra due ali di folla plaudente.
Infine, ecco il momento atteso da tutti, anche da noi osservatori alieni: dal mare giunge il suono delle sirene e lenta arriva la statua del Santo, il Guerriero. Si ferma lui, si applaude noi, si esulta tutti ma con contenimento... poi tutto si placa, la tensione di ore sfuma, in un attimo le figure in costume si perdono tra la gente, telefonano, fumano.
356: tante sono le volte in cui la processione di Efisio è passata per le vie di Cagliari. 356 sono le volte in cui la gente di tutta l'isola si è mossa per accompagnare il percorso del Santo Guerriero.
Riguardando le immagini raccolte ci prepariamo un bel piatto di



Fregola ai carciofi

per due persone

Ingredienti
4-5 carciofi spinosi sardi
2-3 pugni di fregola sarda
ricotta di pecora
uno spicchio d’aglio
olio
peperoncino
sale


Preparazione
Pulite i carciofi eliminando le foglie esterne e tagliateli a fettine sottili. Scaldate due cucchiai d’olio in un tegame, aggiungete i carciofi, uno spicchio d’aglio, il peperoncino e due dita d’acqua, salate e fate stufare a fuoco basso per 15 minuti. Unite la fregola, fatela tostare per qualche minuto, aggiungete una tazza d’acqua, coprite e lasciate cuocere per altri 8-10 minuti, fino ad ottenere la consistenza di un risotto morbido.
Fate riposare per qualche minuto, poi impiattate e guarnite con dei fiocchetti di ricotta.

Nota: la fregola è una pasta tipica sarda ottenuta dalla lavorazione della semola di grano duro.

lunedì 16 aprile 2012

Tempus fugit

Prima che sia troppo tardi





Risotto croccante al radicchio
 
per quattro persone

Ingredienti
4 tazzine da caffè di riso carnaroli
2 piccoli cespi di radicchio rosso trevigiano
1 cipollotto
4 cucchiai di grana padano grattugiato
una manciata di pistacchi
vino rosso
burro o olio extravergine di oliva
rosmarino
pepe nero macinato al momento
sale

per i carnivori:
8 fette di lonza di maiale o speck

per i vegetariani:
qualche fettina di seitan alla piastra

Preparazione
Affettate a striscioline il radicchio, lavatelo e scolatelo bene.
Sbucciate i pistacchi e pestateli grossolanamente in un mortaio.
Preparate il risotto: fate imbiondire il cipollotto affettato sottilmente in un tegame con burro o olio, aggiungete il riso e fatelo tostare, sfumate con il vino e unite il radicchio. Fate rosolare gli ingredienti, poi portate a cottura il riso aggiungendo gradualmente brodo o acqua bollente. Mantecate con il grana e una noce di burro (o un filo d'olio), aggiungete eventualmente del pepe e fate riposare per un paio di minuti.
Nel frattempo, se fate parte della categoria dei carnivori, tagliate a striscioline la lonza e fatela rosolare senza grassi in una padella antiaderente con qualche ago di rosmarino secco sbriciolato. Sfumate con aceto balsamico e spegnete il fuoco.
Se invece appartenete alla categoria dei vegetariani, seguite la medesima procedura partendo dal seitan.
Impiattate il riso e guarnite con la granella di pistacchi e le striscioline croccanti.

lunedì 13 febbraio 2012

Il grande freddo / 2

C'è questo uomo che cammina solo, senza meta.
Porta con sé la sua vita, e il fardello che porta dentro è più grande di quel poco che porta fuori. Cammina lento, non ha fretta, il suo sguardo è spento ma gli occhi ancora parlano di un grande passato, di energia, di dignità, di una storia intensa ormai lontana.
Lo guardo e si ferma: mi fissa intensamente, poi senza una parola riprende il suo cammino. Io riprendo il mio.
È sera, ormai, e con il gruppo giro nella periferia anonima e deserta. La neve si è ormai trasformata in ghiaccio e il vento soffia con forza, rubando con un sussurro le ultime riserve di calore. Ad un tratto uno dei ragazzi si ferma e ci indica un angolo semibuio: ci metto un po’ a scorgere tra i sacchi a terra un cartone da cui escono due piedi. Ci avviciniamo parlando, il cartone si sposta e un uomo si mette seduto e ci guarda.
Rivedo lo sguardo del pomeriggio, rivedo l’energia profonda.
Poche parole, gli occhi parlano anche troppo. Mangia con rapidità il pane e la minestra calda, prende senza una parola la coperta che gli porgiamo, ci regala un ultimo sguardo e sempre in silenzio si avvolge con cura nella sua dimora notturna.


La zucca nella verza

per quattro persone:

Ingredienti
8 grandi foglie di verza (o 16 piccole)
400 gr. di zucca
20 gr. di uva passa
la scorza grattugiata di un limone non trattato
2 cucchiai di grana padano grattugiato
4 cipolline borettane
aceto balsamico
noce moscata
olio extravergine
sale

Preparazione
Tagliate la zucca a dadini, salatela e fatela cuocere con pochissima acqua in un tegame coperto. Scolate l'eventuale liquido e schiacciatela con una forchetta.
Fate ammorbidire l'uvetta in acqua tiepida.
Aggiungete alla purea di zucca il grana grattugiato, la scorza di limone, l'uvetta ammorbidita, un cucchiaio di olio, la noce moscata e aggiustate di sale.
Lavate le foglie di verza, scottatele in acqua bollente e fatele asciugare su un canovaccio.
Mettete un paio di cucchiai di olio in un tegame ampio.
Eliminate la costa centrale delle foglie di verza, tagliatele a metà, farcitele con un cucchiaio di purea e arrotolatele delicatamente formando degli involtini. Disponete gli involtini nel tegame, aggiungete le cipolline sbucciate e tagliate a spicchi, salate, coprite con un coperchio e fate rosolare a fuoco medio per pochi minuti, girando gli involtini una sola volta. A fine cottura sfumate con un filo di aceto balsamico e tenete in caldo per qualche minuto prima di servire.

Nota: la zucca e la verza sono state per anni cibo povero durante i freddi inverni ma anche ingredienti immancabili in molte fiabe e racconti. La zucca una volta raccolta si conserva anche qualche mese. La verza, con tutte le sue varianti (cavoli e broccoli) cresce meglio se fa freddo ed è l’ingrediente principale di piatti della tradizione che hanno nei tagli poveri della carni di maiale solo una aggiunta che le dà loro sapore (si pensi alla cassoeula milanese o ai crauti tirolesi). Si dice anche che andrebbe raccolta dopo la prima gelata, che ne rende la fibra più tenera.

venerdì 10 febbraio 2012

Il grande freddo

C'è questa donna conosciuta in una grande aula piena di gente. Si alza in piedi davanti a tutti e sorride con gentilezza. Ha uno sguardo vivace, leggerezza nelle mani, senso di accudimento.
L'anno dopo mi lascia una cosa da leggere. Parla di libertà negate, di donne che spiccano il volo da un ballatoio, di sogni da ragazzi, di saggezza da anziani e di cibo.
Oggi, dopo sette giorni di neve, gulyás: per consolare voi che non avrete la fortuna di leggere Priská Pasmir.




Gulyás con polenta taragna

Ingredienti per quattro persone 
500 gr. di polpa di vitello
una cipolla rossa
due cucchiai di olio extravergine di oliva
una noce di burro
mezzo cucchiaio di concentrato di pomodoro
200 gr. di polpa di pomodoro
150 ml. di brodo vegetale o di carne
100 ml. di vino rosso
un peperone rosso
un cucchiaio di aceto di vino rosso
una patata
due spicchi di aglio schiacciati
una foglia di alloro
mezzo cucchiaino di semi di cumino
mezzo cucchiaio di paprika dolce o di pimenton affumicato
sale
due bacche di ginepro
polenta taragna (farina di mais e grano saraceno)

Preparazione
Affettate la cipolla e il peperone a listarelle.
Tagliate a cubetti la carne e la patata.
Scaldate l'olio e il burro in un tegame dal fondo pesante e fate rosolare la polpa di vitello, poi toglietela dal tegame e tenetela in caldo. Nello stesso tegame fate cuocere per 10 minuti a fuoco medio la cipolla affettata sottilmente, mescolando spesso.
Aggiungete l'aglio, la paprika, il cumino e l'alloro e fate andare sul fuoco per un paio di minuti. Unite la carne, il peperone, il concentrato e la polpa di pomodoro, il brodo, il vino e l'aceto. Mescolate bene e portate a ebollizione. Coprite e fate cuocere al minimo per un'ora mescolando ogni tanto, poi scoperchiate e lasciate cuocere ancora per 30 minuti, quindi aggiungete la patata a cubetti e cuocete ancora per 30 minuti.
Servite con la polenta taragna.